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I DISTURBI DELLO SPETTRO BIPOLARE

In ordine al disturbo bipolare, è da specificare che si deve parlare di disturbi

dello spettro bipolare piuttosto che di una singola ed unica tipologia bipolare

(Ghaemi, 2001)

Come specificato dal DSMV (APA, 2014), si hanno,infatti, plurime manifestazioni e

livelli, inerenti alla problematica bipolare, che sono caratterizzate, essenzialmente,

dalla presenza, più o meno congiunta, dei seguenti due stati.

Il primo è la condizione di un’anomala e persistenteeccitazione ovvero euforia che

eccede, in maniera evidente, una normale accentuazione dell’umore ( Mania).

Il secondo è la condizione di stati depressivi(Depressione),consistenti e protratti nel

tempo, che superano la normalità e che conducono il soggetto a condizioni di una

forte tristezza che può giungere fino alla disperazione(Depressione).

Il DSMV (APA,2014) pone i disturbi dello spettro bipolare,come categoria autonoma,

e li inserisce tra i disturbi dello spettro della schizofrenia ed altri disturbi psicotici ed

i disturbi depressivi.

Detti disturbi comprendono le seguenti specie:

-Disturbo bipolare I;

-Disturbo bipolare II;

-Disturbo ciclotimico;

-Disturbo bipolare e disturbi correlati indotto da sostanze/farmaci;

-Disturbo bipolare e disturbi correlati dovuto a un’altra condizione medica;

-Disturbo bipolare e disturbi correlati con altra specificazione;

-Disturbo bipolare e disturbi correlati senza specificazione.

IL DISTURBO BIPOLARE I

Il disturbo bipolare I rappresenta il livello più alto del bipolarismo. Per fare un

paragone calzante, rappresenta quello che è il disturbo schizofrenico, all’interno del

disturbi dello spettro schizofrenico.

Esso è contraddistinto dalla presenza accertata di unepisodio maniacale che può

(ed in genere lo è, nella prevalenza dei casi), essere preceduto e seguito da episodi

ipomaniacali o depressivi maggiori.

E’, comunque, la presenza di ” mania” ,accertata, che caratterizza il disturbo, ad

essere il “focus” del disturbo, e non il concorso di episodi ipomaniacali e depressivi,

che ,pure, nella generalità dei casi, accadono, in concomitanza. Essi sono aggiuntivi,

e non costitutivi.

Ma quali connotazioni deve possedere uno stato o una condizione psichica perché si

debba parlare ,con certezza, di “mania”?

Esse sono le seguenti:

CRITERIO A= 1.L’umore appare essere elevato ovvero espanso ,in modo anomalo e

persistente, ovvero presenti irritabilità, anomala e persistente.

2. Non solo: deve essere, anche, presente uno stato di attività finalizzata o un livello

dell’energia,così accentuata ed intensa, da porsi in modo ineccepibile ed in maniera

inconcussa, al di fuori di qualsiasi stato di normalità,che si protragga, per almeno

sette (7) giorni e che sia presente per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni.

CRITERIO B=Necessita la presenza, durante il periodo sopradetto, di almeno tre o

più (quattro se l’umore è solo irritabile) dei seguenti sintomi, che si collochino ad

un livello pieno di significatività e che rappresentinoun cambiamento di piena

evidenza rispetto al comportamento abituale, tenuto.

-Senso di sé ipertrofico o grandiosità;

-Minore bisogno di sonno (del tipo di sentirsi riposati dopo tre ore sole di sonno);

-Tendenza a non porre limiti al parlare, con evidente, maggiore loquacità che supera

la normalità;

-Avvertire le idee che fuggono,che non si controllano, che si susseguono in un tempo

estremamente rapido, tale da impedire una loro adeguata gestione;

-Evidente ed acclarata distraibilità, influenzata da stimoli esterni, di secondo ordine,

che impediscono l’attenzione e concentrazione

-Aumento dell’attività finalizzata (Sociale, lavorativa o scolastica o sessuale) ovvero

agire psicomotorio, che si chiude e termina in se stesso; quanto a dire,comparsa di

attività immotivata, non finalizzata,e cioè azione per l’azione, senza fini ed obiettivi

apparenti;

-Tendenza a mettere in atto attività che comportano esiti altamente dannosi al

soggetto, (Spese ed acquisti non controllati, e che sbilanciano gravemente il

bilancio, comportamenti sessuali altamente persistenti ed imprudenti, mosse di

investimento finanziario fortemente pericolose e rischiose, possibilmente assunte

in modo superficiale);

C.L’alterazione dell’umore è di tale portata dadeterminare una compromissione

marcata del funzionamento sociale e lavorativo , (anche da richiedere il ricorso

all’ospedalizzazione) oppure possono essere presenti manifestazioni psicotiche;

D-L’ episodio maniacale non può essere attribuito agli effetti di una sostanza;

PRESENZA DI EPISODI IPOMANIACALI ODEPRESSIVI ALL’INTERNO DEL DISTURBO

BIPOLARE I

Come detto,all’inizio,la presenza di un episodio di maniacalità, presentante tutte le

caratterizzazioni sù riferite, che si protragga per almeno sette (7) giorni, determina,

da sola, la diagnosi di Disturbo Bipolare I.

Ma è questa un’eventualità che si verifica moltoraramente, dal momento, che, in

linea generale, la maniacalità tende ad essere preceduta e seguita, da episodi

ipomaniacali ovvero da episodi depressivi; ovvero dalla presenza contestuale, degli

uni e degli altri. (Apa, ibidem).

Occorre, allora, essere chiari su che cosa si intende tanto per ipomaniacalità che per

episodi depressivi.

L’ipomanacalità presenta gli stessi sintomi della maniacalità, ma in maniera più

attenuata: la preposizione greca “upò”,in italiano stante per “sotto” , sta a voler dire

che si tratta di un “sotto di mania”, di una mania più contenuta.

In sostanza, ciò che differenzia, strutturalmente,l’ipomaniacalità dalla maniacalità e

che ne fa due entità nosologiche non assimilabili, è lapresenza di due elementi:

1.Il primo, è la minore durata temporale: infatti, perparlare di maniacalità occorre

che la durata temporale,entro la quale il disturbo si svolge, non sia inferiore ai sette

(7) giorni, mentre nell’ipomaniacalità sono sufficienti quattro (4) giorni;

2.Il secondo è costituito dalla presenza di una minore gravità per le conseguenze

sociali e lavorative che esso comporta o anche tale da richiedere ospedalizzazione.

Il funzionamento sociale e lavorativo, viene, cioè compromesso, in maniera parziale,

e non marcata e del tutto anomala ed ingiustificabile.

E, cioè,mentre nella “maniacalità vera” ossia nella “mania”,il livello con cui funziona

il soggetto tende ad essere altamente e gravemente depauperato, rispetto alla

norma, nell’ipomania, tutto ciò, nell’ipomania, accade in maniera diversa.

C’è sì alterazione, della normalità del comportamento, si va oltre la normalità, ma ,

non in modo tale che si rilevi un netto ed inconcusso discrimine, tra la stessa

normalità e la mania.

Il minor livello di alterazione fa sì che il soggetto faccia fatica a rilevare uno stato o

una condizione di diversità (Ipomania).

Relativamente alla presenza di uno o più episodi depressivi maggiori o unipolari,essi

sono evidenziabili, attraverso l’accertamento dei seguenti elementi:

A-Necessita la presenza di almeno cinque o più di determinati sintomi tali da

protrarsi per almeno due settimane e che rappresentino un cambiamento evidente

rispetto al precedente livello di funzionamento del soggetto.

Di essi, almeno uno, deve appartenere alle seguenti categorie:

1.Presenza di umore depresso;

2. Presenza di perdita di interesse e di piacere.

Oltre ad almeno uno di questi due sintomi, devono essere presente almeno altri

quattro, da rinvenirsi all’interno, dei seguenti:

3. Significativa perdita di peso, non dovuta a fattoricontingenti (Ad es.dieta) ovvero

diminuizione o aumento dell’appetito, quasi tutti i giorni,

4.Insonnia ovvero ipersonnia, quasi tutti i giorni;

5.Presenza di agitazione o rallentamento psicomotorio, venutosi a realizzare quasi

tutti i giorni; come meglio osservabile dagli altri;

6. Mancanza di forza, di energia, senso di faticabilità, di stanchezza, presente quasi

tutti i giorni;

7.Senso di non valere, di autosvalutazione ovvero di colpa, percepito in maniera

eccessiva o inappropriata;

8. Diminuizione della capacità di concentrazione ovvero di decisione,( come meglio

osservabile dall’esterno);

9. Pensieri ricorrenti di morte (non solo paura dimorire), ricorrente ideazione

suicidaria, non accompagnata da un piano specifico ovvero un tentativo di suicidio

ovvero un piano specifico per attuare il suicidio.

Come ulteriori criteri diagnostici, per operare unadiagnosi di depressione maggiore

o unipolare, deve essere presente la seguente situazione:

CRITERIO B=I sintomi presenti devono essere tali dacausare dosaggio clinicamente

significativo o compromissione del funzionamento inambito sociale o lavorativo

ovvero in altre aree importanti per il soggetto.

CRITERIO C=L’episodio depressivo non è riconducibile ad una sostanza agli effetti

fisiologici di una sostanza a ad un’altra condizione medica.

DIFFUSIONE DEI DISTURBI DELLO SPETTRO BIPOLARE E DIFFICOLTA INERENTE ALL’

ACCERTAMENTO DIAGNOSTICO

I disturbi dello spettro bipolare, nella popolazione generale, sono presenti nella

misura complessiva,all’incirca del 3%, con un aumento percentuale, nei giovani di 12

anni o più grandi (APA, 2013).

In ordine al Dist.Bip.I, l’incidenza tra gli uomini e le donne, è la stessa, mentre è

stato riscontrato come il Dist.Bipolare II, colpisca piùfrequentemente il genere

femminile.

Detti disturbi si manifestano,per la prima volta, tra i 18 ed i 30 anni di età, e tendono

ad avere una cronicizzazione che si protrae lungol’intero arco di vita.

Essi si esprimono in più modalità contingenti,e sono caratterizzati, in via strutturale e

fondativa, dall’alternanza tra uno stato depressivo ed uno stato eccitatorio, di tipo

maniacale.

Detta alternanza si può estrinsecare sia tramite un vero eproprio stacco temporale,

tra le due manifestazioni, sia con modalità più ravvicinate ed anche contestuali.

In quest’ultimo caso, quando si verifica un passaggioimmediato da una condizione

di tipo depressivo ad una condizione, di naturamaniacale, si hanno quelli che sono

definiti disturbi “con caratteristiche miste” (MiklowitzDavid J.,2005).

In ordine all’intera famiglia dei disturbi dello spettro bipolare,si deve fare mente

locale alla non agevolezza di identificazione,in primo luogo da parte del paziente,ma

anche se vogliamo,da parte degli addetti a ai lavori (psichiatra e psicoterapeuta).

Verifiche affettuatehanno messo in risalto che possono trascorrere fino ad otto anni

(8), tra il momento della comparsa e quello dellaidentificazione e del successivo

trattamento (Goodwin E Jamison 1990; Lewis, 2000).

Tutto ciò sembra doversi attribuire,al fatto che i criteri identificativi, non sono di facili

riconoscibilità, da parte chi soffre di detti disturbi, per cui il soggetto che esperisce

manifestazioni che, di per sé, tipicizzano il quadropatologico specifico, tende a non

dar loro il credito che esse dovrebbero avere, assimilandole ad uno stato o condizione

di normalità.

Così, ad esempio, un maggiore ed evidente stato di ebbrezza e di euforia, quali il bere

eccessivamente o praticare attività sessuali, in manieraeccessivamente intensa ed

anche sfrenata, e quindi esprimente di per sé anomaliaderivante da mania o almeno

ipomania, potrebbe essere visto dal soggetto portatore, non come uno stato tale da

eccedere la normalità, ma più o meno riconducibile alla stessa.

Egli potrà tendere, soprattutto in mancanza di dati oggettivi, dirimenti, a ricondurre

le proprie discrasie, ( pure, percepite), come conseguenze, dovute, ad esempio,

all’azione dell’ambiente o all’azione di altri fattori circostanziali, pure legittimi e

rientranti nella norma, piuttosto che vedere le proprie “discrasie” come espressione

di manifestazioni sintomatologiche, in atto.

Allora, solo quando e manifestazioni oggettive del disturbo, diventino tali da non

permettere una qualche adeguata gestione dellostesso, ci si rivolgerà allo

specialista, psichiatra o psicoterapeuta, per l’affronto del problema (Miklowitz,

ibidem)

D’altra parte anche una corretta discriminazione del disturbo,da parte degli specialisti

(Psichiatri, psicoterapeuti), non sempre può essere del tutto agevole, dal momento

che gli stessi si devono basare su quanto riferito dal soggetto che non è sempre

congruente con la verità della sua reale condizione patologica e che, quindi, può

fuorviarli,in sede di accertamento e di retto giudizio(Ghaemi, 1999,Miklowitz, 2005))

CAUSE ORIGINANTI IL DISTURBO BIPOLARE I

Alla base dei disturbi dello spettro bipolare, in generale (Compreso, quindi, il

Disturbo Bipolare I), le ricerche e le verifiche svolte, a livello internazionale,attestano

la presenza non di una, ma di più cause, specificando, peraltro come l’esistenza di

cause genetiche e di ordine biologico-chimico,rivestano un peso sicuramente

prioritario anche se non necessitante, in ordineall’origine ed alle cause di detti disturbi.

Queste ricerche mettono in evidenza, come prima causa, implicata, nell’origine dei

disturbi, l’azione della componente genetico-ereditaria:esse sottolineano come, tra i

disturbi psichiatrici,i disturbi dello spettro bipolare,presentano la più alta ascendenza

genetica.

Così, se in famiglia, un componente presenta un disturbo dello spettro bipolare, la

probabilità che nei successori, il disturbo si ripresenti, è dieci volte più alta rispetto

agli altri disturbi.

Se questo è vero, è però altrettanto vero che la componente genetica non può essere

vista come unico fattore agente sull’origine dei disturbi(Modello di diatesi-stress, di

Perris,2005)

Infatti, verifiche mirate e circostanziate, hanno evidenziato , relativamente ai gemelli

omozigoti, come la possibilità che l’espressione della bipolarità, si ripresenti, di

necessità, trova conferma, nell’ordine del 47%, dei casi:sicuramente una percentuale

molto importante, ma non tale da parlare di conseguenze genetiche obbligate e

necessitate (Alda, 1997).

Alla vulnerabilità genetica, sono dunque da affiancare vulnerabilità altre cause, quali

la vulnerabilità biologica, determinata da uno stato di squilibrio chimico e l’azione

dell’ambiente, avente la funzione di innescare stimoli atti a far passare in atto

stimoli genetici e biochimici, presenti allo stato di latenza.

In ordine alla vulnerabilità biologica, si specifica cheessa è rappresentata dalla

situazione che vede, non solo i recettori delle cellule, ma anche gli ormoni ed i

neuroormoni come, rivestenti un ruolo non secondario ed accessorio, rispetto alla

genesi dei disturbi.

Nello specifico, si deve parlare di anomalie edistorsioni, irregolarità, nelle fasi di

produzione e di degradazione chimica (catabolismo), concernenti i seguenti detti

neurotrasmettitori: norepifrenina, dopamina, acetilcolina,serotonina e Gaba (acido

gamma-amminobutirrico (Miklowitz,2005).

Ma si osserva, anche, la comparsa di un’abnormeproduzione di ormoni (quali il

cortisolo), prodotto dalle ghiandole surrenaliche, in condizioni di stress.

Quest’ultimo fattore, è stato visto, come si ripercuota in danni causati alle cellule

dell’ippocampo, (importante componente delsistema limbico), preposto alla

regolazione degli stati emotivi, del sonno e del risveglio(Miklowitz, ibidem).

La terza causa ,coinvolta, nell’origine e spiegazione dei disturbi dello spettro bipolare,

è rappresentata dall’azione dei fattori ambientali.

Già è stato visto che, dal punto di vista generale, l’azione dell’ambiente incide nella

modificazione stessa del repertorio genetico, del DNA, portando a mutamenti dello

stesso DNA (epigenetica).

Nel caso dei disturbi dello spettro bipolare, è del tutto confermata ed asseverata

l’azione incidente, svolta dall’ambiente.

Così, non è sufficiente una predisposizione latente a cheil disturbo prenda vita,

ma occorre che vi sia anche un concorso ambientale a che tale possibilità si realizzi

concretamente.

I fattori ambientali che più concorrono a favorire l’insorgenza di disturbi dello spettro

bipolare, sono tutti quelle situzioni e contesti, elicitantiun livello di ansia e di stress

che eccedono le capacità resistitive e di “problem-solving”, del soggetto portatore

del disturbo:contrasti familiari,lavorativi, difficoltàinterpersonali, abusi, abbandoni,

rottura di unioni di coppia, eccetera eccetera (Alloy et al.,2005;Christensen et

al.,2003; Hunt et al.1992).

Il contesto che sembra meglio incidere sull’origine dei disturbi sembra essere quello

affettivo, come rimarcato da Vittorio Guidano, fondatore della psicoterapia post-

razionalista (Guidano, 1992).

DIAGNOSI DIFFERENZIALE E COMORBILITA

Si rileva come, per identificare correttamente il Disturbo Bipolare I, sia necessario

operare una distinzione rispetto ad altri tipi di disturbiche potrebbero essere

confusi con lo stesso: attuare, cioè, una“diagnosidifferenziale”.

I gruppi di disturbi rispetto ai quali deve essere svoltadetta ricognizione, sono i

seguenti:

-Disturbo d’ansia generalizzata,disturbo di panico,disturbo da stress post-traumatico

o altri disturbi d’ansia;

-Disturbo bipolare indotto da sostanze /farmaci;

-Disturbo da deficit di attenzione/iperattività;

-Disturbi di personalità;

Disturbi con irritabilità prominente:

Occorre, ancora fare mente locale al fatto che il Disturbo Bipolare tende ad essere

concomitante (comorbilità), con gruppi di altri disturbi.

I disturbi che più comunemente si ritrovano assieme al Disturbo Bipolare I, sono i

seguenti:

-Disturbi d’ansia (Ad es.,attacchi di panico, disturbo d’ansia sociale,fobie specifiche);

-Disturbo da deficit di attenzione ed iperattività;

-Disturbo da disregolazione dirompente dell’umore;

-Disturbo della condotta;

-Disturbo oppositivo-provocatorio;

-Disturbo da uso di sostanze.


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