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Alvisi Achille

PROCRASTINAZIONE E PSICOTERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE

Un asino affamato ed assetato è accovacciato esattamente tra due mucchi di fieno, con vicino ad ognuno ,un secchio d’acqua, ma non c’è niente che lo determini ad andare da una parte piuttosto che dall’altra. Perciò, resta fermo e muore” (Giovanni Buridano,1295-1300 circa-1361)


CARATTERISTICHE DELLE PROCRASTINAZIONE

In psicologia ed in psicoterapia, con il termine procrastinazione ci si riferisce ad un determinato tipo di comportamento, più o meno allargato ai vari contesti di vita,

(studio,lavoro,relazioni, gestione di se stessi e delle proprie finanze),in virtù del quale

si rimandano,si dilazionano e si posticipano neltempo,azioni e condotte,da attuarsi,

di preferenza, nel presente o quanto meno in uncircoscritto spazio di tempo.

Il termine deriva dalle parole latine “ pros”,(preposizione),”verso”, “in favore di ” e

da “crastinus”, (aggettivo), “avanti”.

Se è vero che non c’è nella vita chi non abbia procrastinato, e che il soppesare, il

ponderare, possiede caratterizzazioni di indubbia positività, è altrettanto vero che

ciò che si intende con procrastinazione,non è il non operare immediatamente ma lo

spostare nel tempo ciò che, anche dopo attenta ponderazione, è stato già deciso,

pianificato.

La procrastinazione, in questo senso, è il contrassegno,la distanza che emerge tra ciò che è stato già pianificato, che vorremmo fare, eciò che effettivamente viene

fatto.

Il problema del rimandare, del posticipare, del procrastinare coinvolge direttamente

la consapevolezza presente nel soggetto, del proprio interesse a dovere fare quanto

deciso ,e l’avvertenza delle possibili conseguenze negative,che derivano dal mancato assolvimento di ciò ( Van Aerde, 2003).

Come afferma Dryden (2001) la procrastinazione è “il rinviare a domani quello che è nel nostro interesse fare oggi”.

Secondo questo autore (ibidem), sono tre gli elementi essenziali che costituiscono

la procrastinazione:

1.Si è in presenza di un compito che è nel nostro interesse dovere mettere in atto e

della cui utilità, si è pienamente consapevoli:

2.Vi è la consapevolezza della necessità di dovere svolgere il compito entro uno

spazio temporale circoscritto oltre il quale l’azione svolta finisce per perdere

efficacia;

3. Per cause più disparate , il compito viene differito, dilatato, spostato nel tempo,

anche oltre i limiti della sua effettiva efficacia, in modo tale che la sua ritardata

attuazione,finisce per depotenziare, gli esiti voluti,con tutte le conseguenze negative

che, nelle varie fattispecie, possono derivarne.

Ovvero, è,anche possibile che il compito pianificato,finisca,per non essere nemmeno

iniziato.


CAUSE DELLA PROCRASTINAZIONE

Le cause della procrastinazione sono molteplici edhanno diverso e soggettivo livello

di incidenza ( Steel, 2007):

-SCARSA MOTIVAZIONE= Il compito da svolgere riveste relativa importanza e, per di

più, non è particolarmente attraente. Può, perciò, essere differito nel tempo, senza

ingenerare problemi di sorta;

-ECCESSIVA IMPULSIVITA= Lo stimolo all’azione, se ,da una parte, possiede un ruolo

positivo, facilitando e dinamicizzando l’azione, ha, dall’altra parte conseguenze

negative, quando diventa eccesso, immediatezza non organizzata, mera impulsività,

che produce confusione e disordine. I problemi che paiono essere stati affrontati per

intero, risultano essere solo abbozzati. Si deve ritornare a riprenderli in carico, con

aggravio di fatica e di stress che riduce la motivazione e produce frustrazione

(Schouwenberg 1995).

LIVELLO DI ASTRAZIONE DEL COMPITO=E’ risultato dalle verifiche della Construal

Livel Theory, di Liberman e Trope (Liberman e Trope, 1998) che,più è alto il livello di

astrazione e più aumenta la carenza di concretezza, con la quale un compito viene

rappresentato, più esso appare essere distante e di più difficile realizzazione. Da qui,

la dilazione e la procrastinazione.

-LIMITATA AUTOSTIMA E RIDOTTO LIVELLO DI AUTOEFFICACIA = Il soggetto ha un

concetto svalutativo di sé, si stima e si valuta poco(Balkis e Dusa, 2007). Inoltre, egli

percepisce, nell’affronto dei problemi, di nonpossedere le qualità e le abilità

necessarie, per portare avanti con successo le azioni da compiere e conseguire il

risultato desiderato. Non sente e non avverte efficacia, in quello che fa (Bandura,

1977; Bandura 2000; Ajzen 1998; Judge e Bono,2001)

- LOCUS OF CONTROL ESTERNO (Rotter, 1966 )=Qualora la causa di mancati risultati

venga attribuita non a cause interne (“locus of controlinterno”), ma ad forze ed

accadimenti esterni, (“locus of contro esterno”), tutto ciò, favorisce l’attuarsi della

procrastinazione.

Infatti, esso menoma l’attitudine del soggetto a passare all’azione e rafforza,invece,

il rinvio della stessa,perché egli avverte che le cause esterne, responsabili, sono fuori

dal suo controllo e non modificabili.

-PERFEZIONISMO= Il soggetto non si perita di dare inizio ovvero di perseverare nel

compito avviato, ritenendolo di non poterlo svolgerenella maniera migliore così da

non poter impedire, da parte degli altri, giudizi e valutazioni negative sul suo conto.

Il giudizio degli altri svolge un ruolo di vera e propria deterrenza, a protezione della

autostima. Qualora vi sia la possibilità che esso sia negativo, decade ogni stimolo

ed ogni motivazione all’azione: il compito viene messo da parte ed accantonato ,

venendo sostituiti con compiti più agevoli, in cui si ha lasicurezza di una valutazione

positiva ( Onwuegbuzie 2000 );

-PAURA DELL’INSUCCESSO=In questo caso è lapaura dell’insuccesso e meno il

giudizio degli altri, a giocare un ruolo dirimente, nell’innesco della procrastinazione.

Così, si tende a dare inizio ed a perseverare in quelle condotte ed azioni che più

facilmente possono avere esiti positivi. Quelle condotte e pratiche che possono, con

più probabilità, avere esiti negativi, tendono ad essere accantonate, come messe in

un angolo, rinviate e spostate al domani,

-PAURA DEL SUCCESSO=Anche se può sembrarestrano, la stessa paura del successo

può favorire la procrastinazione.

Ciò si verifica, quanto l’anticipazione di un possibile successo, produce nel soggetto

senso di colpa, perché egli non reputa, anticipatamente, di meritare quanto a lui

potrebbe essere attribuito e riconosciuto.

Inoltre, ciò causa in lui preoccupazione ed ansia anticipatoria perché, nel caso che

riceva consensi e riconoscimenti, non si reputa all’altezza, di poterli mantenere nel

tempo;

RIBELLIONE= Una possibile causa di procrastinazione, infine, può, anche, essere

rappresentata dalla ribellione.

Essa è causata dal dovere svolgere compiti imposti e sgraditi, ingeneranti scarsa

tolleranza e rabbia.

Da qui la ribellione e la posticipazione dei compiti, per dimostrare di andare contro

coloro che li hanno commissionati.

MODALITA DI PROCRASTINARE

La procrastinazione, in linea generale, attiene ad ambitispecifici e circostanziati di

attività, possedendo, perciò,caratterizzazioni che sogliono essere definite di “stato

e non di “tratto” (Giusti, 2013).

Esse, infatti, rimandano non ad atteggiamenti e comportamenti, che connotano in

senso strutturale il soggetto che procrastina,ma che sono legati a quadri e contesti

di attività, limitati e circostanziati, elicitanti a risposte psicologiche, di tipo specifico

e settorializzato.

Quando, invece, la procrastinazione si estende ad un’area abbastanza estesa di aree,

insorge la domanda tale comportamento dilatorio, possa assumere caratteristiche di

vero e proprio “tratto”, attinente,cioè,alla struttura psicologica più profonda, stabile

, di colui che procrastina

In linea generale, nel rispondere a questa domanda,piuttosto che parlare di tratto,

inteso come elemento costitutivo fisso,strutturale,sipreferisce parlare di “cronicità”,

mettendo l’accento, essenzialmente, sul ruolo della reiterazione nel tempo, della

posticipazione attuata.

Si parla, allora, di “procrastinazione cronica” (Ferrari,1995)

Per alcuni, però, tutto ciò non è sufficiente, in specie, nel caso in cui il procrastinare

coinvolga numerose nonché determinanti aree di attività (studio, lavoro, relazioni

sociali, impegni pubblici, finanza, gestione edamministrazione dei propri beni, ecc…

ecc……).

In questo caso la dicitura “procrastinazione cronica”, appare non rispecchiare

adeguatamente lo stato dell’arte e si propende per la caratterizzazione di “tratto

(Blunt,1998).

A questo proposito Crea (Crea et al.1989) fa presente che la procrastinazione, in

quanto fattore direttamente contraddicente il “tratto” COSCIENZIOSITA, che sta per

uno dei cinque elementi costituenti il “BIG FIVE” (Goldberg, 1981), non può che

condividerne la medesima struttura di “tratto.

C’è, poi, chi come come Steel, (2007), alla luce dellenumerose ed approfondite

verifiche metacognitive svolte, parla dellaprocrastinazione, come di un vero e

proprio disturbo psicopatologico, da doversi ragguagliare a disturbi di dipendenza

compulsivi, quali il gioco d’azzardo patologico e la dipendenza da sostanze.

CHI SONO I PROCRASTINATORI

Chi sono i procrastinatori? Chi è che procrastina?

Secondo Ferrari, (Ferrari, 1992) essi si distinguono intre ordini di classi: le prime

due, rinvianti ad una matrice comportamentale,laterza,preferibilmente,ad impronta

cognitiva:

1.PROCRASTINATORI DA AROUSAL=Si tratta di coloro che dilazionano,procrastinano,

come per vincere una gara contro se stessi. Essi, volutamente, aspettano di attuare

attuare le pratiche e le condotte congruenti alraggiungimento dell’obiettivo, già

pianificato, all’ultimo momento, “all’ultimo tuffo”.

Sono coloro che hanno la necessità di sperimentare emozioni e sensazioni

particolarmente gratificanti ed eccitanti, derivanti dai brividi dell’intenso stress

positivo, (“eustress”), accompagnante il superamentodella prova ed il successo

ottenuto.

Tutto ciò permette loro di incrementare l’ autostima e funge da rinforzo positivo,per

la reiterazione di questa modalità comportamentale in successivi contesti e

situazioni.

In loro predomina nettamente la dimensione temperamentale NOVELTY SEEKING

( RICERCA DELLA NOVITA’, Cloninger,1993): essipossono essere definiti “novelty

sekers”( ricercatori di emozioni”.

2. PROCRASTINATORI EVITANTI, (AVOIDERS)= Sono coloro che hanno paura di

mettere in atto, nel presente, gli atti ed i comportamenti necessarii per il

raggiungimento di obiettivi già pianificati. Restal’obbiettivo ma viene rinviata,

spostata al domani, la sua concreta attuazione. Tutto ciòsi verifica per tre possibili

possibili ordini di ragioni:

A.Essi possiedono scarsa fiducia in se stessi; B.Hannopaura di fallire; C.Hanno paura

del giudizio degli altri che possa menomare, in modo significativo, l’autostima,

l’apprezzamento verso se stessi, già, non molto eccelso;

3.PROCRASTINATORI DECISIONALI= In questo caso, si tratta non di coloro che, per

paura rinviano l’attuazione di compiti, già prestabiliti, ma di coloro che rimandano

ad un domani indefinito, la vera e propria assunzionedelle decisioni che peraltro,

dovrebbero essere prese in un prestabilito arco di tempo.

Alla base di questa tipologia di procrastinazione non vi sarebbero cause di matrice

comportamentale, come nelle due precedenti specie ma , prevalentemente, motivi

afferenti, alla sfera cognitiva.

Sarebbe, infatti, dirimente, nell’innesco della procrastinazione la rappresentazione e

l’anticipazione negativa, di natura cognitiva, dellepossibilità di poter operare scelte

opportune e soddisfacenti (Giusti, 2013).

Più recenti ricerche e verifiche, (Ramirez Basco,2011),hanno individuato la presenza

di sei tipologie di procrastinatori:

-PROCRASTINATORI EVITANTI= Si tratta di coloroche ,come mezzo di gestione dei

compiti, sono portati ad utilizzare, in prevalenza,strategie di differimento e di

posticipazione,come modalità precipue, di “problemsolving”;

-PROCRASTINATORE DISORGANIZZATI= Sonocoloro che non riescono a organizzare,

, in modo adeguato, le attività da svolgere,che fannofatica a decidere le priorità da

assumere,non possedendo un ordine dei lavori a cui attenersi: che mostrano una

una non proficua ed adeguata gestione del tempo;

-PROCRASTINATORI INSICURI= Si tratta di coloroche ha un ridotto e deficitario

concetto di se stessi, un basso livello di autostima e diautoefficacia, che accresce

la loro paura di sbagliare e di fallire, con abbandono deicompiti, se anche iniziati e

differimento degli stessi, ad altra data;

-PROCRASTINATORI PASSIVI-AGGRESSIVI=Sonoquelli che, in maniera deliberata,

mettono in atto comportamenti procrastinatori, perpunire le persone che hanno

loro affidato gli incarichi da svolgere, a loro non graditi;

-PROCRASTINATORI PERFEZIONISTI= Si tratta di persone fortemente impegnate ed

attive che prendono in carico molti compiti, troppi, ma che, poi, per l’impossibilità

pratica di attuarli, finiscono per abbandonarli e non portarli a termine.

-PROCRASTINATORI EDONISTI= Sono caratterizzati, in senso proprio, da pigrizia e da

ricerca del piacere che li porta a differire compiti di maggiore complessità e di

gratificazione meno immediata, per indirizzarsi verso quelli più facili ed apportatori

di gratificazioni immediate.

CONSEGUENZE DELLA PROCRASTINAZIONE

Il procrastinare, il differire nel tempo, nel lontano, dà un’immediata sensazione di

distensione, di benessere,di rassenerazione. Il soggetto si sente più leggero e sereno

perché viene meno una fonte di preoccupazione e di stress.

Ma il comportamento dilatorio è, in realtà, un mero comportamento di evitamento

che ha come esito e risultato niente altro che un rinforzodi tipo negativo (Knaus,

2010 ) che non elimina il problema; non solo lo farestare in vita, ma lo rafforza e lo

intensifica.

E’ un fatto, sul quale tutti concordano e su cui nessuno dissente che la pratica della

procrastinazione produce, nel tempo, effetti negativi, chiaramente avvertibili, quali

mancanza di serenità,non tranquillità,ansia,scoraggiamento, diminuizione del livello

di autostima e del senso di autoefficacia.

In contemporanea alla procrastinazione, si fa strada, inmodo sempre più crescente

Ed intenso, il senso di insoddisfazione che può trasformarsi in un vero e proprio

senso di colpa.

Ci si rende via via conto che il problema, differito erinviato nel tempo, poteva

essere già stato risolto e superato; esso è di nuovo, lì, davanti a noi, ed incombe

sopra di noi, insuperata minacciosità. Anche perché i tempi, per un eventuale rinvio,

appaio essere sempre più ristretti.

Alle conseguenze psicologiche negative, esito della procrastinazione, tendono a

corrispondere anche sintomi fisici:cefalee, emicranie,mal di stomaco, mal di pancia,

pancia, difficoltà di equilibrio, possibili problemi delsonno,eccetera….eccetera…..

Oltre alla decurtazione della spinta all’agire, al fare, viene menomata anche

l’espressione della capacità di “problem-soving”, purepotenzialmente posseduta

dal soggetto.

Il livello dei fini e degli obiettivi da raggiungere, si abbassa e vengono scelti fini ed

obbiettivi sempre più ridotti, che possono portare, anche ad un senso di profonda

insoddisfazione e frustrazione, che può aprire le porte ad una vera e propria,

depressione (Beck, 1972, ).

Peraltro, la procrastinazione sia come fattore concorrentealla loro genesi sia come

elemento non secondario di mantenimento degli stessi, èstata vista essere fattore

direttamente coinvolto in numerosi quadripsicopatologici, quali i disturbi d’ansia,

il disturbo ossessivo-compulsivo ed i disturbi di personalità, di tipo narcisistico,

borderline ed antisociale (Salvatori, 2013).

Recenti indagini svolte,sembrano averne appurato,inoltreil ruolo fortemente attivo,

nella formazione del disturbo da ADHD ( Niermann, 2014 ).

COME VINCERE LA PROCRASTINAZIONE

Per le forme di procrastinazione più contenuta (”Procrastinazione di stato”, Giusti

2013), tra gli approcci psicoterapeutici più indicati, per la sua comprovata validità

ed efficacia, un posto di indubbio rilevo è occupatodalla psicoterapia cognitivo-

comportamentale.

Verrebbe, nella fattispecie,posto in atto non l’intero “iter” psicoterapeutico, ma solo

quello limitato all’intervento di PSICOEDUCAZIONE

Detto “iter”, si estrinsecherebbe,nella partecipazione ad alcune sedute terapeutiche,

nelle quali il soggetto, sotto la guida del terapeuta, non solo acquisirebbe una

corretta e completa conoscenza della reale natura della problematica dilatoria, ma

potrebbe,riconoscersi, con certezza,in una delle varie tipologie che la caratterizzano.

Inoltre, verrebbe guidato alla comprensione di quei fattori che hanno contribuito a

fare nascere il disturbo e di quelli che concorrono a mantenerlo; nonché, si

renderebbe possibile, per lui, l’assimilazione, con piena avvertenza di causa, di tutte

le conseguenze negative che una tale modalità operativa comporta.

Infine, egli anche se in linea generale, tramite anche indicazioni e suggerimenti di

massima, inerenti al “ problem solving”, potrebbeacquisire capacità migliorative di

gestione della problematica procrastinatoria.

Quando, invece, la procrastinazione si presentasse di tipo “cronico”nonchè tendente

ad avvicinarsi ad esiti di “stato”, ( “Procrastinazione cronica”, Ferrari 1995; tratto,

Blunt 1998 e MCCrea et al.1989), il solo interventopsicoeducativo non si rivelerebbe

sufficiente e si renderebbe necessaria l’attuazione di un intero percorso terapeutico,

cognitivo-comportamentale.

E’ da rimarcare come l’approccio cognitivo-comportamentale, si basi sull’assunto

che tra pensieri, emozioni e comportamenti, vi sia un rapporto inscindibile e molto

complesso, all’interno del quale i pensieri costituiscono “il fulcro”, l’agente, il fattore

determinante. (Hobson, )

In particolare, per A.Beck ( 1967), ideatore della psicoterapia cognitiva, poi mutata

in psicoterapia cognitivo-comportamentale, devono riconoscersi particolari tipi di

cognizioni, di natura semisconoscuta ed automatica, da lui definiti “pensieri

automatici negativi” o “PAN” (acronimo),che sono a monte delle emozioni negative

e dei comportamenti disfunzionali che caratterizzano i vari disturbi.

Il compito del terapeuta sarà quello di condurre il soggetto all’identificazione di

queste cognizioni come disfunzionali e disadattive ed alla loro sostituzione con altre,

di valore funzionale ed adattivo.

Tutto ciò si renderà possibile tramite l’utilizzo di specifiche modalità operative, da

parte del terapeuta,quali il dialogo socratico e la scoperta guidata nonché per mezzo

di tecniche sia cognitive che comportamentali edimmaginative, tra le quali la

più importante è la ristrutturazione cognitiva(Semerari,2000).

Così, in relazione ad una tipologia procrastinatoria, ditipo evitante, l’analisi dei

pensieri automatici , permetterà al soggetto, di riconoscere come l’emozione,

negativa, di paura, ed il comportamento procrastinatorio, ad esso associato, siano

dovuti alla convinzione ed alla percezione di sé come “ persona inadeguata”, inferita

dai PAN considerati.

Potrà egli ugualmente rendersi edotto, nel caso di una tipologia procrastinatoria,

di tipo perfezionistico, come l’emozione di vergogna e la mancata attuazione

comportamentale di quanto già pianificato, trovi spiegazione nella percezione e

convinzione, profonda e strutturata, che “nella vita tutto ciò che non è perfetto non

ha reale valore”, ricavabile dall’analisi degli stessi PAN.

L’utilizzo, congiunto, di tecniche comportamentali,da parte del terapeuta, che

dovranno essere congruenti con la tipologiaprocrastinatoria selezionata, potrà

fare sì che il soggetto il soggetto acquisisca reali miglioramenti, relativamente al

senso di autostima ed autoefficacia posseduto ed alle sue capacità di “problem

solving”.

Menzoniamo quelle che ,a nostro avviso, appaionoricoprire maggiore importanza:

-TECNICA DEL CONTROLLO DEGLI STIMOLI=Essa consiste nelle specifiche modalità

di comportamento, indirizzate a rimuovere quei fattoriche sono stati individuati

come ostacolanti l’inizio delle attività da svolgere,perfavorire il passaggio all’azione;

-TECNICA DEL POMODORO ( Cirillo, 2019) = E’ una tecnica comportamentale che si

avvale di sei (6) fasi:

1.Pianificazione delle attività della giornata;

2.Eliminazione di tutte le possibili fonti di distrazione;

3.Impostazione del timer, per 25 minuti no-stop, di intero lavoro;

4. Esecuzione del compito fino al suono del timer;

5.Ogni compito svolto (Pomodoro), per 25 minuti, praticare una piccola sosta, dai 3

ai 5 minuti;

6. Svolti quattro cicli di lavoro (4 pomodori), fare una sosta più prolungata che vada

dai 15 ai 30 minuti.

-TECNICHE DI AUTOCONTROLLO (Kanfer,1977)=Essa prevede, in successione, tre

forme di pratiche o condotte:

A.AUTOMONITORAGGIO= E’ costituito dacomportamenti attenzionali individuati,

nei quali l’attenzione viene indirizzata a rintracciare ildove, il come ed il quando

della procrastinazione; nonché l’entità della sua forza;

B. AUTOVALUTAZIONE= E’ costituito da condotte divalutazione, relativamente alla

emissione dei comportamenti adeguati o meno, ai fini del fronteggiamento della

procrastinazione;

C.AUTORINFORZO=E’ costituito da pratiche di autosomministrazione di ricompense

di premi, coevi al riuscito svolgimento dei sottocompiti e dei compiti prestabiliti,

con funzione di rinforzo operante (Kanfer, ibidem );

-TECNICA DELLA DESENSIBILIZZAZIONESISTEMATICA= Si tratta di una tecnica, di

matrice comportamentale, con lo scopo di eliminare icomportamenti evitamento

( Wolpe, 1958 ).

Dovendosi considerare la procrastinazione come una chiara esemplificazione di

evitamento, questa tecnica appare del tutto pertinente, aifini del superamento

dell’ansia, direttamente elicitante l’evitamento.

In un primo momento, verrebbe insegnata al paziente una risposta agonizzante nei

confronti dell’ansia, come ad esempio una tecnica di rilassamento, (Rilassamento

progressivo di Jacobson o altro; Jacobson ).

In un secondo, successivo momento, il soggetto, verrà esposto , in ordine crescente

di grado di ansiosità, percepito, a situazioni ed a contesti,elicitanti procrastinazione,

in vivo o più tipicamente in immaginazione.

Detta modalità operativa, potrà svolgere il ruolo di controcondizionamento, efficace

contro l’insorgere dell’ansia e della successiva procrastinazione, concorrendo alla

sua attenuazione.

L’utilizzo di una o più tecniche comportamentali, potràpermettere al soggetto di

pervenire a due risultati.

I rinforzi positivi, prodotto dal superamento di sotto-compiti, prima concordati con il

terapeuta, potrà fungere, a livello metacognitivo, da “volano”, per la maturazione

della consapevolezza di potere controllare le emozioni negative, innescanti la stessa

procrastinazione.

Ne potrà, anche, rafforzare il senso di “agentività(“Agenty”, Bandura 2001) e, cioè,

la consapevolezza di essere soggetto veramente attivo, nel poter incidere realmente

sopra di essa e pervenire al suo superamento.

L’ultima parte del percorso terapeutico, una volta che ilsoggetto abbia acquisito

piena convinzione della necessità di sostituire le vecchieconvinzioni, disfunzionali e

didadattive, con altre, diverse, funzionali ed adattive, sarà dedicata alla verifica della

validità e dell’efficacia, di quest’ultime nella realtà.

Ciò potrà avvenire, per mezzo dell’attuazione di “esercizi comportamentali”, prima

concordati, in seduta, con il terapeuta in seduta, la cui riuscita, rappresenterà il

termine dell’iter terapeutico (Semerari, 2000).

Controlli ulteriori, a tre (3), sei (6) e dodici (12) mesi, (follow-up), costituti da più di

un colloquio e da appositi test ,verificheranno l’avvenuta stabilizzazione del

del superamento della procrastinazione.

CONSIDERAZIONI

Negli ultimi anni, la procrastinazione da questionepsicologica, secondaria e di

circoscritto interesse, come avvenuto in precedenza, è passata a diventare una

problematica di riconosciuta importanza.

Tutto ciò in ragione delle evidenze, riportate dalleindagini scientifiche, svolte su di

di essa, mostranti con evidenza di dati clinici,l’estensione ed anche l’entità di tutte

le conseguenze negative, possibilmente da essa derivabili.

E’ stato visto come queste riguardino non solo l’ambito della salute ma abbiano a

a che fare con i domini centrali della vita, :lo studio, il lavoro,le amicizie, le relazioni

relazioni interpersonali, la gestione di sé, la gestionefinanziaria dei propri averi.

Ci si è accorti,così, come la procrastinazione incida, in maniera fortemente limitante

e menomativa, (più di quello che prima si riteneva) suun po' tutti i processi personali

conducenti al raggiungimento dell’obiettivo di autorealizzazione, presente in ogni

singolo individuo

Il problema è cresciuto sempre più all’attenzione della comunità scientifica, anche

per la vastità dei soggetti, colpiti da procrastinazione “cronica”:sembra, infatti, che il

20% della popolazione, una persona su cinque, soffra di procrastinazione, tendente

alla cronicità nella popolazione universitaria, la procrastinazione riguarderebbe,

addirittura, l’80% degli studenti ( Steel, 2007).

A livello neurobiologico, è stato visto come l’attività procrastinatoria si collochi

all’interno del contrasto esistente tra le attività della “funzione esecutiva” e quelle

della “regione talamica”, del sistema nervoso centrale ( Steel,2011; Rabin et al.2011)

L’azione della prima, risiedente nelle procedure di pianificazione, di controllo e di

autoregolazione delle condotte da portare avanti, ai fini dei risultati da conseguire,

sarebbe depotenziata dall’azione della seconda, reclamante gratificazioni immediate

e non rinviabili.

Tutto ciò avrebbe una ricaduta negativa, oggettiva, nellecapacità di attenzione,

concentrazione, di inibizione delle distrazioni ed in quelle di perseveranza rispetto

al fine da raggiungere: fattori, tutti questi, tra quelli dimaggiore rilevanza, per

quanto concerne l’inizio ed il mantenimento dellaprocrastinazione (Steel, 2011).

L’eccessività dell’azione talamica, sembrerebbe potersiricollegare alla dimensione

temperamentale rinvenuta da Cloninger ( 1993) della NOVELTY SEEKING (RICERCA

DELLE SENSAZIONI), di natura costituzionale ed originaria.

Il deficit di mantenimento delle azioni e delle pratiche, necessarie ai fini del

conseguimento degli obiettivi pianificati, sembrerebbe avere diretti rimandi con

l’altra dimensione temperamentale, della PERSISTENZA ( PERSISTENCE, Cloninger,

ibidem).

A quest’ultima, di matrice temperamentale, sembrerebbe doversi ricollegare l’altra

dimensione, di matrice caratteriale, definita dallo stesso Cloninger “DIRECTEDNESS”

(AUTODIRETTIVITA’).

Essa sarebbe direttamente coinvolta nelle difficoltà di controllo, di regolazione e di

adattamento, tipicizzanti la procrastinazione. (Cloninger, ibidem)

A livello psicoterapeutico, relativamente all’interventocognitivo-comportamentale,

già richiamato,potremmo dire che, allo stato dell’arte, siamo ancora nella situazione

di ” lavori in corso”, dal momento che esistono numerosi aspetti di essa, da dovere

approfondire e sistemare (Salvatori, 2013).

In particolare, ci riferiamo all’esatta collocazione diagnostica da attribuire alla

procrastinazione, (se disturbo di stato, ovvero di trattoovvero disturbo autonomo,

come ipotizzato da Steel, 2007), come alla non presenzadi protocolli-guida, di tipo

generalizzante, in grado di aiutare il singolo terapeuta,alla scelta ed al diverso peso

da dare all’utilizzo degli strumenti e delle tecniche, da utilizzare: se privilegiare, cioè,

la parte cognitiva (Pychyl e Flett,2012) ovvero quella comportamentale (McDermott,

2004)).

C’è da aggiungere, peraltro, come le indagini e le ricerche, finora svolte, riguardo

all’efficacia del trattamento integrato cognitivo-comportamentale,abbiano permesso

di comprovarne la validità e l’ efficacia, verso lariduzione e all’attenuazione della

fenomenologia procrastinatoria e non verso l’esito di un suo pieno ed integrale

superamento ( Rozental e Carlbring,2013).

Tutto ciò riferito, non c’è alcun dubbio sul fatto chedetto approccio, allo stato dell’

arte, debba essere considerato, tra i più attendibili e solidi, per le sue caratterizzazioni

di efficacia documentata (“evidence based medicine”), nelle molteplici ricerche e

verifiche prodotte (Salvatori, 2013).

Proprio in ordine al raggiungimento dell’efficaciadesiderata, ci sembra opportuno

richiamare l’attenzione su alcune caratterizzazioni metodologiche ed operative, di

precipua rilevanza:

-Instaurazione di un profondo rapporto di stima,dirispetto e di fiducia tra il paziente

ed il terapeuta,tali da potere dare vita ad una vera e propria “alleanza terapeutica

( Liotti e Monticelli,2014);

- Attuazione di una compiuta concettualizzazione del caso, compiuta, che consenta

di determinare, con certezza, la tipologia procrastinatoriaposseduta dal soggetto e

gli ambiti ed i contesti di vita, all’interno dei quali essa si estrinseca, per poter agire

su di essi con modalità selettive e mirate;

-Predisposizione, da parte del terapeuta, e successiva loro messa in pratica, di

strategie operative, all’interno delle quali, gli strumenti e le tecniche utilizzate, siano

siano pertinenti ai modelli teorici, dai quali esse discendono (Wampold, 2001) e siano

, altresì, congruenti, con la diversa importanza e gerarchia ad essi riconosciuta

( ibidem);

-Necessità,da parte del terapeuta, di un controllo periodico,del livello di autostima e

di autoefficacia nonchè del senso di padronanza, raggiunto dal soggetto rispetto alle

situazioni perturbanti (“Agency”, Bandura, 2001,1986)che possono con maggiore

agevolezza, elicitare il comportamento procrastinatorio;

-Necessità che il soggetto acquisisca piena e compiuta consapevolezza, in ordine al

ruolo dirimente svolto dalle vecchie convinzioni, disfunzionali e disadattive, ai fini

dell’innesco e nel mantenimento della procrastinazione.

Che le sostituisca con altre, funzionali ed adattive, e cheverifichi l’efficacia e la

validità di quest’ultime, per mezzo dell’attuazione di “esercizi comportamentali”,

concordati in seduta con il terapeuta,da svolgersi “sul campo”,nella realtà concreta.

(Semerari, 2000.

Dott.Achille Alvisi-Psicologo-Psicoterapeuta e Grafologo

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