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Alvisi Achille

SCHEMA THERAPY

Updated: Nov 28, 2020


La Schema Therapy è un modello psicoterapeutico estesamente innovativo ed

articolato che si origina, negli anni 90’, sotto l’influsso dello psicoterapeuta

americano G.Joung (1990-99).

Storicamente, essa si sviluppa a partire dal tentativo di ovviare alle problematiche

connesse all’incompletezza ed alle difficoltosità, evidenziate dalla psicoterapia

cognitiva di Aaron Beck, detta anche “psicoterapia standard”, nell’affronto dei casi

clinici più ardui, resistenti e complessi, ed in particolare, in relazione ai disturbi di

personalità, di tipo narcisista e borderline. (Young, 2007).

La novità rappresentata dalla S.T rispetto alla “terapia standard” di Beck è costituita

dall’incorporazione all’interno delle strutture di base di quest’ultima, dell’apporto

di principi e di tecniche, desunte da altri modelli psicoterapeutici; la teoria

dell’attaccamento, il costruttivismo, la Gestalt, la psicoterapia dinamica.

Il nucleo fondativo della S.T. è costituito dai bisogni fondamentali, di base, che per

Young, attengono ad ogni soggetto vivente, e sono, perciò, universali.

Detti bisogni di base, costitutivi, sono i seguenti:

-BISOGNO DI SICUREZZA, STABILITA, CURA ED ACCETTAZIONE;

- BISOGNO DI AUTONOMIA, SENSO DI COMPETENZA E SENSO DI IDENTITA’;

-BISOGNO DI LIBERTA NELL’ESPRESSIONE DELLE PROPRIE ESIGENZE ED EMOZIONI;

-BISOGNO DI SPONTANEITA’ E DI GIOCO;

-BISOGNO DI LIMITI REALISTICI CHE FAVORISCANO L’EMERGERE

DELL’AUTOCONTROLLO.


Nella S.T. l’importanza che assume il soddisfacimento o meno di detti bisogni di

base, è dirimente.

Infatti, se essi vengono soddisfatti, il soggetto cresce in piena completezza ed

armonia, sicurezza di sé e stabilità;qualora, al contrario, uno o più di questi bisogni

di base,non trovino il dovuto soddisfacimento e gratificazione, si originano quelli che

la S.T. definisce S.M.P. e, cioè “Schemi Maladattivi Precoci”.

Sono quattro (4) i fattori che concorrono all’ingenerarsi degli S.M.P.:

-Il TEMPERAMENTO del soggetto

- L’ATTACCAMENTO, e. cioè, le esperienze educative agite nella prima infanzia, nel

rapporto con le figure genitoriali ed i caregivers, in genere;

-Le ESPERIENZE sviluppate durante l’infanzia e l’adolescenza;

-Il SODDISFACIMENTO dei bisogni fondamentali, di base.

GLI SCHEMI MALADATTIVI PRECOCI (S.M.P.)

Se, da un punto di vista generale, uno schema può essere definito come una

struttura cognitiva, d’insieme, che assembla, organizza e struttura le esperienze

vissute del soggetto, nel caso degli S.M.P., essi presentano i seguenti aspetti

caratterizzanti:

-Sono costituiti da pensieri, emozioni, ricordi e sensazioni;

- Si sviluppano nella prima infanzia ed adolescenza;

- Sono modalità cognitive omnicomprensive ed omnipervasive;

- Sono utilizzati per comprendere noi stessi e gli altri;

- Sono di relativa consapevolezza, per il soggetto, perché tendono ad operare in


modo sottile e non alla piena luce del sole;

-Pur se accompagnati da turbative emotive, di natura negativa, assicurano a chi li

utilizza, sicurezza e familiarità;

-Sono fortemente resistenti al cambiamento;

-Sono maladattivi e disfunzionali.

Occorre specificare che agli S.M.P., non appartiene il comportamento del soggetto

perché esso, pur elicitato da essi, come loro risposta, ne è distinto e deve essere

analizzato ed indagato, separatamente.

Va altresì, rimarcato, il ruolo negativo svolto dagli S.M.P., dal punto di vista

dell’adattamentoe della funzionalità.

Se negli anni della prima giovinezza, essi possono essere giustificati in quanto

meccanismi di difesa, atti a fornire una qualche forma sicurezza e stabilità, di fronte

alle problematiche di questa parte della vita (pur se accompagnati da una turbativa

emozionale, interna, avvertita dal soggetto), nell’età adulta essi perdono questa

connotazione giustificativa.

I problemi che insorgono, si rivelano,infatti, essere, palesemente difformi, da quelli

dell’infanzia e dell’adolescenza, ed esigono un tipo di affronto che viene negato

dall’utilizzo degli stessi; essi, perciò, si rivelano del tutto disadattivi e necessitanti di

una loro modificazione e cambiamento.

Per Yung, gli S,MP.P, sono diciotto (18), raggruppati all’interno di cinque (5) domini

o macro aree:


DOMINIO I:DISTACCO E RIFIUTO


1.Abbandono/Instabilità;

2.Sfiducia/Abuso;

3.Deprivazione emotiva;

4. Inadeguatezza/Vergogna;

5. Esclusione sociale/Alienazione


DOMINIO II: MANCANZA DI AUTONOMIA ED ABILITA’


6. Dipendenza/Incompetenza;

7. Vulnerabilità al pericolo ed alle malattie;

8. Invischiamento/Sé poco sviluppato;

9. Fallimento.


DOMINIO III: MANCANZA DI REGOLE


10- Pretese/ Grandiosità;

11. Autocontrollo ed autodisciplina insufficienti.


DOMINIO IV: ECCESSIVA ATTENZIONE AI BISOGNI DEGLI ALTRI


12-Sottomissione;

13. Autosacrificio;

14. Ricerca di approvazione e di riconoscimento.


DOMINIO V: IPERCONTROLLO ED INIBIZIONE


15- Negatività/Pessimismo;

16. Inibizione emotiva;

17.Standard severi/Ipercriticismo;

18. Punizione


STILI DI COPING


In diretto rapporto con gli S.M.P. si trovano gli “stili di coping” ovverosia le modalità

con cui chi possiede detti schemi, risponde ad essi.

Essi comprendono le strategie ed i piani cognitivi, i comportamenti e le emozioni che

il soggetto mette in atto per fare fronte alle problematiche derivate dagli schemi.

Secondo Young,si deve parlare di tre tipi di “stili di coping”:A.RESA;B.EVITAMENTO;

3.IPERCOMPENSAZIONE.

A.RESA= Il soggetto agisce ed utilizza comportamenti e stili di coping, di tipo

arrendevole rinunciatario, sostanzialmente passivo, che ribadiscono e consolidano

lo schema disadattivo;

A.EVITAMENTO=Il soggetto utilizza l’evitamento e la non compromissione personale

personale come mezzo per far fronte ai propri schemi maladattivi, volgendosi

ad inibire le proprie emozioni perchè fonte di perturbazioni emotive, di fronte ad

eventi causanti difficoltà di affronto ovvero che apportano un indebito livello

di stress.

C.IPERCOMPENSAZIONE= Il soggetto attiva modi di comportamento e stili di coping

che eccedono le modalità normali con cui egli di solito affronta gli eventi.Si assiste a

vere e proprie forzature, ipercompensazioni, nel suo modo di reagire e fare fronte

alle problematiche che ha davanti.

Tutto ciò, peraltro, non porta al superamento degli schemi maladattivi, quanto,

piuttosto, ad un loro mantenimento e consolidamento:

Se nell’infanzia, essi appaiono essere fattori di adattamento alla realtà, nel senso


che si configurano come meccanismi di sopravvivenza,a fronte del disagio percepito,

nelle successive fasi di sviluppo della vita, tutto ciò non ha più ragione d’essere.

Non solo questi stili di coping non producono alcun miglioramento, ma

contribuiscono, in modo importante al mantenimento,consolidamento ed alla

strutturazione degli stessi schemi maladattivi precoci.

IL CONCETTO DI MODE

Nello S.T. assume un particolare rilievo il concetto di mode.

Esso è concepito come è un insieme di schemi e di risposte di coping che sono

attivate dal soggetto in risposta agli stimoli che provengono dall’ambiente.

Esso, quindi, incorpora tanto gli schemi quanto le strategie ed i piani cognitivi

nonché i comportamenti, con le emozioni annesse: mentre, però, gli schemi sono

stabili e permanenti, le risposte di coping, cambiano e non rimangono le stesse.

Tutto ciò fa sì che gli stessi mode mutino,determinandosi un passaggio da un mode

ad un altro.

Ogni soggetto sperimenta più mode, nell’arco del tempo: ciò che fa la differenza tra

un soggetto sano ed uno con disturbi, è rappresentata dal fatto che nel primo, un

modesi afferma sugli altri, assicurando stabilità del sé, mentre nel soggetto, con

disturbi, tutto ciò non si verifica e si ha perdita di stabilità.

Inoltre, mentre nel soggetto sano, il passaggio da un mode ad un altro è progressivo

ed equilibrato e non provoca fratture, nel soggetto con disturbi, il passaggio avviene

in modo repentino e squilibrato e rappresenta una rottura rispetto ai mode

sperimentati precedentemente.


Secondo Young, esistono quattro tipi di Mode:

1.Mode Mambino;

2.Mode coping disfunzionale;

3.Mode genitore disfunzionale;

4.Mode genitore funzionale.

1.Il mode bambino si divide in quattro sottotipi: A.Mode “bambino vulnerabile”;B.

Mode “bambino impulsivo”;C. Mode “bambino arrabbiato”;D. Mode “bambino

felice”.

Nel mode “bambino vulnerabile”,il soggetto percepisce se stesso come persona

fragile ed indifesa, sentendosi perso, senza l’aiuto di qualcuno che gli assicuri

protezione e sicurezza.

Nel mode “bambino impulsivo”, il soggetto non accetta di dover rimandare

gratificazioni immediate, al fine di poter raggiungere obbiettivi a lungo termine e le

sue reazioni sono prive di controllo e di equilibrio, improntate ad indebita

immediatezza ed impazienza, non adattative e disfunzionali.

Il mode “bambino arrabbiato” è caratterizzato da risposte e reazioni del soggetto

fortemente rabbiose nei confronti di mancati soddisfacimenti dei suoi bisogni

primari: il soggetto non si contiene e tende ad esplodere, di fronte a torti che egli

non accetta.

Infine, nel mode “bambino felice”, il soggetto è sereno e sicuro di sé come un

bambino le cui esigenze ed i suoi bisogni primari sono stati soddisfatti.

2. Relativamente alla seconda tipologia di mode, e, cioè, al mode “coping


disfunzionale, si tratta degli “stili di coping”, di “resa”, “evitamento” e di

“ipercompensazione”, che sono stati da noi già esposti nelle pagine precedenti ed

alla cui trattazione, rimandiamo.

3.La terza tipologia di mode è quella del mode “genitore disfunzionale”e comprende

due sottotipi, “genitore esigente” e “genitore punitivo”.

Nel mode “genitore esigente”,il comportamento del soggetto si associa a schemi

“standard severi” ed “autosacrificio” ed è meglio rapportabile a disturbi di tipo

narcisistico ed ossessivo-compulsivo.

I comportamenti sono indirizzati al raggiungimento dei massimi risultati, in tutto

ciò che il soggetto compie, e sono improntati ad evidente perfezionismo, al fine

del conseguimento di posizioni di rilievo nella vita, come elicitati dalle continue e

e pressanti richieste, dell’esigente figura genitoriale, interiorizzata.

Il mode genitore punitivo, si ritrova con più facilità nei soggetti con disturbo

borderline di personalità e si correla a schemi “punizione” ed “inadeguatezza” e si

associa, con frequenza, ai mode “bambino vulnerabile” e “bambino arrabbiato”.

Il soggetto, in presenza di errori che ritiene di avere fatto, si svaluta e può passare a

veri e propri comportamenti autopunitivi, finanche al suicidio ed al parasuicidio.

4.L’ultima categoria di mode è rappresentata dall’”adulto sano”.

RELAZIONE TERAPEUTICA


Per quanto concerne la Relazione Terapeutica, essa, nello S.Therapy, riveste un

ruolo decisamente più importante e più influente rispetto a quello svolto nella

terapia “standard”, di Beck e di Ellis.


Essa si incentra sul concetto di “LIMITED REPARENTING”, ossia sul diverso ruolo

che il Terapeuta assume all’interno della Relazione affinche i suoi bisogni primari,

ancora inevasi, possano essere soddisfatti.

Il T.interpreta il ruolo ed assume le vesti di un “genitore buono”,tale da assicurare al

soggetto protezione,cura,stabilità e sicurezza e da proporsi come modello da imitare

, da internalizzare.

A tal fine, il T. mette in atto, atteggiamenti e comportamenti, non asettici, e neutrali,

freddi e distaccati, ma caldi,comprensivi, partecipativi, in una parola, “empatici”, tesi

a favorire in quest’ultimo la presa di coscienza della possibilità che i suoi bisogni

primari, ancora inevasi, possano essere soddisfatti.

In particolare, nel fare questo, il T. è in grado di interfacciarsi con il paziente, nella

maniera più adeguata, perchè egli assolve il suo compito, proprio tenendo conto dei

bisogni diversi che caratterizzano ogni paziente (già rilevati nell’assessment) ed

adattando, in modo flessibile e mirato, i suoi comportamenti, a questa diversità.

Più che una tecnica in senso proprio, il “LIMITED REPARENTING”, deve essere

considerato come una modalità di approccio, quasi uno strumento terapeutico, che

attraversa tutto il decorso della terapia e che comporta un monitoraggio continuo

del T.verso i bisogni del paziente, in modo tale che il T.possa fare fronte ad essi, nel

migliore modo possibile (A cura di G.Melli e di C.Sica, 2015)

LE FASI DELLA SCHEMA THERAPY


1.ASSESMENT=E’ la prima fase del trattamento ed ha come proprio obbiettivo

quello di portare il paziente ad identificare gli S.M.P che improntano la sua condotta


e di renderlo consapevole del fatto che essi hanno avuto origine, nei suoi primi

suoi primi anni di vita.

Essa comprende il racconto della storia di vita, la storia del problema,la

Psicoeducazione, l’assegnazione di esercizi di automonitoraggio, l’utilizzo di

questionari self-report, l’esercizio di esercizi di immaginazione (Young, 2003)

Si conclude con la Concettualizzazione del Caso, la quale fornisce i seguenti riscontri:

1.Vengono specificati e ridefiniti i problemi attuali che hanno portato il paziente a

rivolgersi allo psicoterapeuta;

2. Viene ribadito il ruolo determinante dell’ambiente, in quanto non soddisfacente i

bisogni primari del soggetto, nel sorgere degli schemi;

3.Vengono ridetti gli schemi ed i mode maladattivi, presenti, associandoli ai

contesti attuali, nei quali essi esercitano la loro azione;

4. Vengono, altresì, chiarite le strategie di coping che il paziente ha messo in atto

nel passato e che continua ad esercitare,nell’oggi e le distorsioni che caratterizzano,

attualmente, il suo sistema cognitivo (A cura di G.Melli e di C.Sica, 2015).

2.INTERVENTO COGNITIVO= Successivamente all’Assessment, viene dato inizio alla

terapia vera e propria, con la messa in atto dell’intervento cognitivo.

Esso si struttura in due fasi: la prima, di riconoscimento dell’incidenza degli schemi

maladattivi, nei fatti del presente, la seconda, quella di modificazione degli schemi

maladattivi e di loro sostituzione, con altri e diversi schemi, funzionali.

In un primo tempo, il T. guida il paziente al riconoscimento dell’attivazione degli

schemi e dei mode nel contesto di vita attuale, all’individuazione delle modalità, con


le quali essi esplicano la loro azione ed alla considerazione delle conseguenze

negative che si originano da essi.

Tutto ciò viene svolto tramite l’utilizzo di tecnice conitivite “standard”, quali l’uso el

dialogo socratico, l’utilizzo di un diario giornaliero con cui il soggetto automonitora i

propri pensieri, l’analisi dei pro e dei contro, legati alla conservazione delle proprie

convinzioni di fondo.

Il fine è quello di fare in modo che il paziente possa acquisire un senso di criticità e

di distanziamento cognitivo dagli stessi schemi.

Una volta che il soggetto ha riconosciuto l’azione degli schemi nell’oggi, si passa alla

seconda fase che ha come proprio obbiettivo la confutazione e vera e propria degli

schemi.

Per ottenere tutto ciò, il T. guida il paziente ad un confronto tra argomenti, opposti,

che da una parte, sorreggano la veridicità degli schemi e, dall’altra, conducano ad

una disconferma ed invalidazione, di detta veridicità.

Viene utilizzata, a ciò, anche la tecnica dello schema-diary.

Quanto, per fare sì che il soggetto acquisisca piena e totale convinzione,nell’opporsi,

a livello cognitivo, all’attivazione dei pensieri, delle emozioni e delle sensazioni,

originantesi dagli schemi.

Infine, il paziente, apprende a mettere in pratica, prima, in seduta e, poi, nella

concretezza della realtà, le tecniche cognitive, fatte proprie.

3.INTERVENTO ESPERENZIALE=L’intervento esperenziale è attuato al fine di incidere

sulla forza emozionale degli schemi e di attenuarne e smussarne la forza:tutto ciò


può essere ottenuto tramite una gratificazione, anche se incompleta, dei bisogni

primari emotivi che, in passato, nella sua infanzia, il soggetto non aveva potuto

soddisfare.

Sono tre (3) le tecniche esperenzali, successive all’intervento cognitivo:

A.IMAGERY WORK FOR REPARENTING: B. IMAGERY DIALOGUES; C.IMAGERY FOR

PATTERN BREAKING.

A.IMAGERY WORK FOR REPARENTING= Il T.guida il soggetto ad andare indietro

nel tempo e lo stimola affinchè egli possa fare riaccadere, in immaginazione, un

momento , una situazione, un accadimento, spiacevole, inerente ai primi anni di

vita ed al rapporto con le figure accudienti.

Una volta che il soggetto, nella sua mente, ha ricostruito l’accadimento negativo, il

T.gli pone varie domande, relative al dove egli si trovi, al che cosa egli faccia, a che

cosa egli faccia e al che cosa egli pensi, all’interno di quel contesto.

Successivamente, il T.chiede al soggetto-bambino di poter entrare nell’immagine, e

di poter aprire un dialogo,lui, direttamente.

Gli chiede se può fare qualcosa, per lui, se può venirgli incontro, in qualche modo ed

una volta avuto risposta positiva, si muove in questa direzione.

In un secondo momento, potrà essere la parte sana del soggetto, il genitore

funzionale, a sostituirsi al T.

B.IMAGERY DIALOGUES= In questa seconda tecnica esperenziale, la procedura è

quella di aiutare il soggetto-bambino a lottare contro lo schema ed a prenderne,

progressivamente, le distanze, in modo tale che esso diventi ego-distonico.


Il T. autorizza il soggetto-bambino a rivendicare, nel dialogo immaginario con le

figure significative, i suoi bisogni emotivi, primari, insoddisfatti e , nel fare ciò, ad

esprimere per intero la propria rabbia, con diversi tipi di frasi.

C.IMAGERY FOR PATTERN BREAKING=E’un’altra tecnica esperenziale,utilizzata nello

Schema Therapy, per fare sì che il soggetto possa modificare i propri stili di coping

,di evitamento e di ipercompensazione, che favoriscono il mantenimento degli

schemi maladattivi e disfunzionali.

Il T. porta il soggetto a concepire, in un contesto specifico e ben individuato , in

immaginazione, la messa in atto di comportamenti più funzionali ed adattivi che

prendano il posto di quelli disfunzionali,utilizzati,fino ad allora,dallo stesso soggetto.

Ad esempio, in ambito lavorativo, il soggetto potrebbe immaginare una situazione in

cui egli provveda a far richiesta, al proprio superiore, di un incarico importante:

comportamento, questo, da cui si era sempre ritratto, in maniera sistematica

( stile di coping, di evitamento).

Dall’immaginazione, il paziente è,poi, aiutato a passare alla realtà concreta, nel

fare fronte ai problemi,(coping), in modo che egli diventi consapevole,di come,detto

cambiamento possa portare ad una vita diversa, decisamente più soddisfacente.

C’è da aggiungere che oltre alle tecniche soprariferite, rientrano nell’ambito delle

tecniche esperenziali, anche il role-playing e la tecnica della sedia, di origine

gestaltica.

Tramite il role-playing, il paziente ,cambiando alternativamente, ruolo, con il T., ed

assumendo punti di vista, diversi, ha la possibilità di comprendere punti di vista,


nuovi, diversi dai propri.

Anche l’utilizzo della tecnica delle due “sedie” , (Kellog, 2004), rende possibile al

soggetto l’acquisizione, a livello emozionale, di punti di vista diversi dai propri,

nella discussione con il T. ed a riconoscere come veri i propri bisogni.

4. INTERVENTO COMPORTAMENTALE=E’ la parte conclusiva della S.T..

Dopo che sono stati effettuati gli interventi sull’assetto cognitivo e su quello

affettivo-emotivo, si tratta,ora, di condurre il paziente a modificare i propri repertori

e pattern comportamentali.

Avrebbe,infatti, poco significato la modifica degli schemi cognitivi ed esperenziali, se

ad essa non facesse seguito quella di sostituzione degli usuali pattern di

comportamento, disadattivi e disfunzionali, con altri pattern comportamentali,

assicuranti coerenza ed integrazione, con gli interventi già svolti.

Il mantenimento di stili di comportamento inadeguati finirebbe con l’interferire, in

senso negativo, sulle positività acquisite e darebbe adito a fare riemergere le

negatività, date per risolte.

Le tecniche che vengono utilizzate dal T. per raggiungere questo obbiettivo sono le

seguenti:assegnazione di esercizi comportamentali da svolgere a casa, tra le sedute

,(Homework) ,il “modeling”,il “role-playing”, l’utilizzo di flash-cards e di rinforzi e di

di ricompense che il soggetto assegna a se stesso (Rafaeli et al., 2011).( Rafaeli

E.,Bernstein ,D.P.,& Young,J.E. ,2011, “Schema Therapy.The CBT Distinctive Features

Series ”.New York: Routledge. Trad.it. “Schema Therapy. Fondamenti di base e

differenza dalla terapia cognitiva”.Sassari:Istituto di Scienze Cognitive Editore).



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